Il quadro italiano della gestione dei parcheggi in sede propria e della sosta su strada vede la presenza di:

•alcune grandi aziende professionali private che operano a livello nazionale su diversi parcheggi;
•un numero più cospicuo di aziende di gestione di servizi a capitale pubblico o pubblico-privato che – partite da una base locale cittadina – hanno esteso poi la loro attività in ambito regionale o multiregionale;
•un ente pubblico (l’Automobile Club) che gestisce diversi parcheggi su tutto il territorio nazionale, anche attraverso filiazioni locali;
•una grande quantità di esercenti di piccole autorimesse locali.

I piccoli parcheggi pubblici a conduzione prevalentemente familiare rappresentano una realtà piuttosto diffusa in Italia – a differenza di quanto non accade in altri paesi europei – localizzata in alcune città di grandi e medie dimensioni, nelle quali tali parcheggi suppliscono alla carenza di moderni parcheggi di più ampie dimensioni a gestione “professionale”.

Tale realtà si è sviluppata a partire dagli anni ’60 come risposta spontanea, ad iniziativa artigianale, a determinate esigenze di sosta urbana e di “custodia” dei veicoli derivanti soprattutto:

•dal rapido incremento dell’indice di motorizzazione;

• dai crescenti rischi che la sosta su strada comportava, soprattutto durante le ore notturne, in grandi città come Roma, Napoli, Palermo;

•dall’esaurimento degli spazi per la sosta su suolo pubblico in altre grandi città (Milano, Torino, Genova) all’epoca meno esposte al rischio di furti, o in città di medie dimensioni come Firenze, Bologna, Bari o Trieste.

Nei primi tempi, anche a causa della lentezza da parte delle amministrazioni pubbliche nell’affrontare i problemi della sosta e nell’incentivare la realizzazione di parcheggi di ampie dimensioni, questi miniparcheggi venivano quasi improvvisati da figure di artigiani “garagisti” in locali ricavati o convertiti nel sottosuolo di edifici, in officine obsolete e simili. Anche dal punto di vista terminologico la denominazione prevalente per indicare tali locali adibiti alla sosta ed alla custodia dei veicoli era quella di “garage”.

Tipico accesso veicolare di un miniparcheggio

Gli odierni parcheggi di piccole dimensioni rappresentano l’ evoluzione – o meglio l’ adattamento – di quei garage. Sebbene in alcuni casi essi vengano gestiti in maniera più professionale ed offrano discreti livelli di servizio, spesso sono ancora ubicati in locali privi di impianti e di finiture adeguate, all’interno dei quali possono essere presenti molti pilastri ed elementi strutturali di sostegno degli edifici soprastanti. Non di rado l’organizzazione degli spazi interni per la sosta è del tutto assente, e di regola il veicolo (con le chiavi inserite) viene affidato al personale del garage, che provvede a sistemarlo – in parte a motore ed in parte a spinta – in mezzo agli altri veicoli ospitati. Al termine della sosta, il proprietario del veicolo si ripresenta all’ingresso e – con le stesse modalità – l’auto viene recuperata e riconsegnata.

Gli accessi veicolari sono in genere stretti e privi di barriere: si tratta di semplici rampe o corsie, di breve lunghezza, spesso a doppio senso di circolazione e prive di spazi di accumulo. La capienza media dei miniparcheggi va dai 30 ai 150 posti, per raggiungere in qualche caso i 200 posti nelle città di maggiori dimensioni. Tutti i conteggi relativi all’applicazione delle tariffe vengono eseguiti manualmente, ed anche l’eventuale ticket viene scritto a mano su un bollettario: non è pertanto possibile l’adozione di sistemi automatizzati per il conteggio dei veicoli, per la valutazione dell’occupazione, per la gestione professionale.

Nelle corsie di accesso si possono formare code per mancanza di spazi di accumulo

Sebbene la qualità del servizio offerto all’utenza non possa essere definita ottimale, i gestori possono contare su una clientela fidelizzata per i seguenti motivi:
•la diffusione capillare nel territorio urbano soprattutto nelle grandi città;
•la mancanza di alternative in relazione alla particolare domanda di sosta alla quale fanno fronte;
•l’esigenza di custodia del veicolo da parte di certe categorie di utenti;
•le diverse possibilità di abbonamenti e di convenzioni tariffarie, spesso “trattabili” direttamente col gestore.
Anche se viene assicurata la custodia del veicolo, si tratta di solito di un impegno verbale al quale può mancare l’avallo di un preciso riscontro contrattuale. Si deve comunque riconoscere che l’impegno alla custodia da parte dei gestori è effettivo, perché proprio su di esso si basa gran parte del successo di questi parcheggi.

I locali dei miniparcheggi sono spesso obsoleti ed ingombri di ostacoli strutturali, come pilastri, setti portanti, ecc

Il gestore titolare dell’attività (esercente) è generalmente locatario dell’immobile, e dunque paga al proprietario un canone (più o meno elevato a seconda della posizione, dello stato e delle dimensioni dell’immobile) per l’affitto dei locali.

In genere il reddito derivante al proprietario dell’immobile dal canone di affitto del locale è consistente, data la posizione dei locali quasi sempre all’interno dei centri urbani di grandi città. Quindi per il proprietario dell’immobile il canone di affitto rappresenta un’entrata cospicua, mentre per il gestore costituisce di norma l’uscita di maggiore entità, costringendolo spesso a ricorrere per la mano d’opera ai familiari o a personale più o meno in regola per contenere le spese .

Lo stivaggio delle auto, eseguito a mano dagli addetti, porta ad un’occupazione intensiva di tutti gli spazi disponibili, comprese – in qualche caso – le rampe interne

Gli aspetti più penalizzanti per la gestione di questi parcheggi – rispetto agli impianti più moderni a gestione automatizzata – sono rappresentati dalle difficoltà operative del parcheggio dei veicoli (stivaggio manuale all’interno del locale) che può richiedere molta manodopera soprattutto nelle ore di punta. Nel caso in cui l’attività venga svolta regolarmente, i costi del personale, distribuito sui diversi turni, sono nettamente più elevati rispetto a quelli di un parcheggio moderno. Inoltre le esigenze per il gestore di cautelarsi al 100% nei confronti di danneggiamenti o furti ai veicoli comportano costosi contratti assicurativi.

D’altra parte proprio il sistema di stivaggio manuale consente al gestore di sfruttare al meglio la superficie dei locali, ottimizzando lo spazio disponibile in funzione della massima capienza. Il personale chiede all’utente, al momento della consegna, l’orario previsto per il ritiro, in modo da poter disporre l’auto nella posizione più opportuna in relazione alla movimentazione degli altri veicoli custoditi. La superficie media di parcamento occupata da un veicolo in questi parcheggi può risultare la metà rispetto a quella di un parcheggio moderno, che comprende anche una quota per le rampe e le corsie di manovra.

Le tariffe seguono il mercato e risultano di solito più alte rispetto a quelle dei moderni parcheggi in struttura. Il gestore le decide autonomamente senza consultarsi col Comune, dato che questi parcheggi, pur essendo ad uso pubblico, non sono ubicati all’interno di immobili o su aree di proprietà pubblica, e pertanto il Comune non può avere voce in capitolo nella regolamentazione delle tariffe.

Per il ritiro dell’auto il cliente deve rivolgersi al personale addetto

L’attività di esercente di autorimesse rientra nel settore commerciale terziario. Gli adempimenti a carico dell’esercente sono indicati nel DPR n. 480/2001 Regolamento per la semplificazione del procedimento di autorizzazione per l’esercizio dell’attività di rimessa dei veicoli e degli adempimenti richiesti agli esercenti autorimesse , e si riducono in pratica ad una denuncia di inizio di attività ed all’obbligo di annotare su ricevuta fiscale le date di ingresso e di uscita, la marca, il modello, il colore e la targa di ciascun veicolo. Da tale annotazione sono però esonerati i veicoli ricoverati occasionalmente (nel limite massimo di due giorni) o con contratto di custodia, cioè praticamente tutti. Di fatto dunque quest’attività non è soggetta a prescrizioni limitative, fatti salvi gli adempimenti previsti dal DM 1 febbraio 1986 Norme di sicurezza antincendi per la costruzione e l’esercizio di autorimesse e simili.

Anche vetture costose e prestigiose sono spesso stivate e custodite nei miniparcheggi, per mancanza di valide alternative

Interno di un miniparcheggio con le auto ordinatamente stivate per lo sfruttamento intensivo degli spazi disponibili

I rapporti economici e di lavoro con il personale dipendente sono regolati dal CCNL per i dipendenti da imprese esercenti autorimesse . In non pochi casi il personale è organizzato in forma di cooperativa oppure di impresa familiare, dove non esistono vere e proprie figure di dipendenti, ma solo di soci o di collaboratori.

I gestori dei parcheggi artigianali costituiscono una realtà molto frazionata anche nell’ambito di una stessa città, tuttavia in seno alle associazioni dei commercianti di alcune città si sono formati nuclei organizzativi (come l’APA – Associazione Provinciale Autorimesse – di Milano, o il Sindacato Autorimesse dell’Associazione Commercianti di Bologna) ai quali i singoli esercenti possono aderire per una migliore tutela collettiva dei propri interessi.

Un moderno sistema meccanizzato di parcheggio elevatore su due livelli

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