PROGETTO

Il sistema di rampe di accesso si connette alla confluenza tra Via del Rondone (a sinistra) e Via Azzo Gardino (in alto) che si raccordano con la vicina Via delle Lame. I veicoli in ingresso oltrepassano le barriere a doppia pista e si inseriscono a mano destra nel sistema di rampe elicoidali che collega i diversi piani del parcheggio

Vista dall’alto dell’area sulla superficie del parcheggio. Oltre le rampe di ingresso e l’edificio di superficie (visibili in parte a sinistra) è stata realizzata un’area a verde con panchine, sentieri e pergolati, che si connette col giardino pubblico presistente (in alto), ed una piazzetta per giochi ed eventi (area a riquadri in basso).

Alcune ambientazioni della sistemazione di superficie della copertura del parcheggio, per la quale sono previsti elementi di arredo urbano, aree a verde e spazi di fruizione di spettacoli ed eventi. Sono state create zone riparate dal sole, per rendere gradevole la sosta nella piazzetta durante il periodo estivo, pur lasciando libera la visuale verso il parco.

Sezione del parcheggio lungo l’asse est-ovest. L’edificio in superficie, sulla sinistra, ospita l’uscita pedonale principale, il locale gestione e controllo ed una courtesy-room per il pubblico.

Elaborato grafico delle diverse sezioni del parcheggio, con i particolari delle rampe di collegamento interno e dei vani scale degli accessi pedonali.

Studio di una soluzione alternativa per le rampe di ingresso e di uscita.

Spaccato dei tre livelli del parcheggio.

Nell’ambito dell’attuazione del proprio Piano Urbano dei Parcheggi, il Comune di Bologna deliberava alla fine degli anni ’90 la realizzazione di un parcheggio sotterraneo nell’area del complesso proto-industriale della ex Manifattura Tabacchi, i cui edifici furono quasi totalmente distrutti dai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. L’area nella quale è localizzato il parcheggio è situata in prossimità della centrale Via Marconi, ed attualmente è destinata ed utilizzata in parte a verde pubblico, contornata su tre lati da ciò che resta del vecchio muro di recinzione della Manifattura.

Il nuovo intervento si aggiungeva ad altri analoghi, tra cio il parcheggio interrato di Piazza VIII Agosto, nella creazione di un sistema di parcheggi a corona del centro storico cittadino. L’intervento è stato realizzato mediante l’istituto della concessione di costruzione e gestione dal gruppo Astaldi SpA (costruttore) ed Apcoa Parking Italia SpA (gestore), su progetto architettonico dello Studio Roli Associati, mentre il progetto delle strutture è stato affidato all’ing. Marco Bruni di Bologna. Il parcheggio è stato inaugurato nel marzo 2009.

Il layout del primo livello interrato del parcheggio evidenzia la razionalità della circolazione interna, con corsie a senso unico larghe m 6, assenza di intersezioni ed incroci e stalli posizionati quasi integralmente a 90°.
Anche in questo parcheggio le ampie campate del telaio strutturale (distanza trasversale tra i pilastri pari a m 16) consentono di agevolare le manovre di parcheggio e di ottimizzare la visibilità interna: non sono infatti presenti ostacoli né tra le corsie e gli stalli né tra stallo e stallo

 

Oltre alla progettazione del parcheggio a tre piani interrati, sono stati affrontati e risolti i problemi relativi all’ottimizzazione dei collegamenti dell’intervento con la viabilità circostante, ed alla riqualificazione ambientale della superficie, che viene a trovarsi all’interno di uno spazio recintato da integrare con un’area a verde adiacente (giardino del Cavaticcio) in un unico parco pubblico. È stata salvaguardata l’esclusiva fruibilità pedonale della superficie, trasformata in area ricreativa a verde ed in spazio per eventi e spettacoli.

Il parcheggio, la cui area di ingombro ha forma quasi rettangolare, è costituito da tre piani sotterranei ai quali si accede mediante un sistema di rampe elicoidali. In superficie, nell’angolo tra Via Azzo Gardino e Via del Rondone, è stata realizzata una palazzina servizi destinata ad ospitare l’accesso pedonale principale, il locale gestione e controllo, ed una courtesy-room per il pubblico. L’area di parcheggio di ogni piano è di circa 4.000 mq e la capienza totale è di 543 posti auto (179 al livello –1, 183 al –2 e 181 al –3).

La rampa elicoidale di accesso e di uscita, larga 7 m e costituita da due corsie separate da cordolo, ha un raggio esterno di m 11,15 ed una pendenza inferiore all’11%. L’ingresso veicolare è situato in corrispondenza della confluenza tra Via Gardino e Via del Rondone, in modo da agevolare i veicoli provenienti da entrambe le direzioni, ed in particolare dall’importante adiacente arteria di Via delle Lame. L’uscita si raccorda con Via Gardino, in direzione di Via delle Lame.

All’interno, il sistema di rampe elicoidali continua, collegando tra loro i diversi piani di parcheggio sotterranei. Si sono così evitati incroci e interferenze con la circolazione sia esterna che interna al parcheggio. Le rampe interne sono di tipo aperto, con aerazione pari al 30% realizzata con cavedio centrale e con aperture shuntate. Gli accessi veicolari, in superficie, sono presidiati da doppie barriere automatiche con relative colonnine sia in ingresso che in uscita.

Da tutti i piani gli utenti a piedi possono accedere a quattro vani scala, a prova di fumo, tre dei quali dotati di ascensore a norma per disabili e di casse automatiche. L’accesso pedonale principale è situato in prossimità del locale gestione e controllo all’interno dell’edificio in superficie. Gli altri due accessi pedonali dotati di ascensore sono posti sul lato sud del parcheggio e permettono ai flussi pedonali di dirigersi verso Via Riva Reno passando per il parco e verso Via delle Lame attraversando Via del Rondone.

I tre vani scala a sud e ad est, collocati agli angoli della piazzetta di superficie, sono protetti da strutture vetrate che richiamano l’idea di piccole serre inserite nel parco: la necessità di chiuderli è riconducibile a motivi di sicurezza e di protezione dalle intemperie, oltre alla necessità di ospitare la cabina per le due dotate di ascensore. Le strutture di protezione, trasparenti e ben integrata dal punto di vista ambientale, occupano volumi minimi, e presentano pareti inclinate realizzate in vetro, sostenute da telai in metallo.

La ventilazione naturale è garantita da aperture continue che si affacciano su intercapedini shuntate di aerazione poste principalmente lungo i lati esterni dei piani e collegate verticalmente con la superficie esterna. Il sistema adottato consente di aerare per 1/25 la superficie di tutti i piani come previsto dalle norme. A livello di superficie le intercapedini sono chiuse da grigliati continui zincati del tipo antitacco. In prossimità delle pareti che costituiscono gli shunt sono predisposti elementi verticali dissuasori a delimitazione e protezione dei posti auto. Le pareti perimetrali del cavedio delle rampe sono protette da pannelli grigliati elettroforgiati e zincati sia per evitare intrusioni che come elemento di sicurezza anticaduta.

L’altezza all’interno del parcheggio è di m 2,30 sotto trave e di m 2,65 sotto solaio.

I pavimenti del parcheggio hanno una leggera pendenza longitudinale verso nord (pari allo 0,8%) per il convogliamento delle acque di lavaggio dei piani e di eventuali liquidi nei fognoli. La superficie dei pavimenti è trattata con resine indurenti che favoriscono la pulizia ed impediscono l’assorbimento di oli. I pavimenti dei vani tecnici per gli impianti sono in klinker.

La copertura del parcheggio prevede una sistemazione prevalente a verde pensile, con spessore di terreno vegetale di circa 1 metro e con una vasta area di circa m 31 x 54 pavimentata per essere utilizzata in occasione di attività ricreative e culturali svolte all’interno del parco.

La pavimentazione delle strade, dei marciapiedi, della piazza ricreativa e dei percorsi pedonali sovrastanti il parcheggio è in pietra naturale di Pianello (lastre, cubetti, cordonate, ecc.), in varie pezzature e sfumature di colore, adatte a costituire, nelle disposizioni reciproche, un disegno d’ordine regolare caratterizzante i vari spazi in funzione della loro utilizzazione, e tali da racchiudere le griglie di aerazione e gli altri manufatti in zone ben delimitate.

Nella parte di area di intervento esterna al sedime dell’interrato è stata prevista una sistemazione a verde, con messa a dimora di alberi e di cespugli, come indicato dal Comune di Bologna, idonei a nascondere parzialmente le griglie di ventilazione. In tale area sono stati salvaguardati gli alberi esistenti adottando le necessarie protezioni, in particolare durante le fasi del cantiere. Al limite dell’area di intervento, i percorsi pedonali diventano sinuosi e introducono al modello paesaggistico, di tipo anglosassone, del parco.

REALIZZAZIONE

Per la realizzazione dell’intervento sono state affrontate e risolte alcune criticità dovute essenzialmente alle caratteristiche idrologiche e geotecniche del terreno ed al ritrovamento di reperti archeologici. Per quanto riguarda le prime, va tenuto presente che la profondità di scavo richiesta era di circa 12 metri dal piano stradale, all’interno di terreni – di natura prevalentemente argillosa o debolmente sabbiosa fino a 3 metri di profondità, ed argilloso-limosa consistente ad umidità medio-scarsa (con intercalati strati di limo sabbioso) fino a 21 metri – originati da depositi fluvio-palustri generatisi in epoca post-glaciale. Il livello di falda presentava oscillazioni stagionali rilevanti, variabili tra 4,50 ed 8 metri di profondità, con tendenza ad abbattimento della piezometrica in prossimità di Via Gardino a causa della presenza di un canale a valle della strada. Di queste caratteristiche si è dovuto tener conto nel dimensionamento delle paratie tirantate e nella tipologia e consistenza delle impermeabilizzazioni di base e di parete.

Le paratie sono costituite da diaframmi in c.a. dello spessore di 80 cm, inseriti nel terreno fino alla profondità di 21 m, irrigiditi con due ordini di tiranti da 90 t (sei trefoli da 0,6″), con interasse in pianta di m 2,50 (uno per ogni pannello del diaframma). La parte attiva dei tiranti è stata situata in profondità rispetto al piano di campagna (quota iniziale a –14 m) in modo da non arrecare alcun disturbo ai fabbricati limitrofi. Sempre allo scopo di non modificare lo stato tensionale dei terreni di sedime degli edifici circostanti, si è fatto ricorso a tiranti del tipo colato, cioè senza iniezioni a pressione, con bulbi di ancoraggio molto lunghi (18 metri) la cui resistenza è fornita unicamente dall’attrito terreno-calcestruzzo derivante della pressione litostatica dovuta alla profondità dell’ancoraggio.

Sotto la platea di fondazione (di spessore variabile fra i 50 ed i 140 cm) e contro le pareti – per una diversa altezza a seconda delle zone – è stata realizzata un’impermeabilizzazione con teli composti da strati di tessuto non tessuto con interposta bentonite sodica.

Lungo tutto il perimetro la platea è vincolata a taglio ai diaframmi con armature dimensionate in modo da resistere alle forze causate dalla sottospinta idraulica. Per assicurare la tenuta dell’impermeabilizzazione in questa zona si è fatto ricorso all’impiego di idonei waterstop bentonitici idroespansivi ad integrazione dei teli impermeabilizzanti.

I pilastri, le travi ed i solai sono stati realizzati con elementi prefabbricati in c.a. vibrato o precompresso.

Un altro elemento strutturale di rilevo, dovuto alle dimensioni in pianta dei solai (circa m 100 x 50), è dato dalla presenza a ciascun livello di un giunto di dilatazione e continuità. La tipologia ed il dimensionamento del giunto si basano, nel rispetto della normativa sismica, sul principio della catena cinematica: infatti, non essendo prevista una completa separazione in due corpi di fabbrica autonomi, che avrebbe richiesto un distacco superiore a 10 cm a livello del solaio di copertura, sono stati introdotti idonei dispositivi (giunti tampone e barre di ritegno) che – pur consentendo le dilatazioni termiche – in caso di sisma resistono tanto in compressione quanto in trazione, evitando distacchi o martellamenti.

Poiché le città italiane sono costituite prevalentemente da nuclei urbani trasformatisi nel corso del tempo per stratificazioni successive, il rischio di imbattersi in reperti archeologici durante le operazioni di scavo non è infrequente nei centri storici (o nelle aree limitrofe), ed aumenta in funzione dell’estensione dell’area di scavo. Per reperto archeologico si intende qualsiasi testimonianza del passato sul cui interesse si deve pronunciare la Soprintendenza competente.

A volte si tratta di reperti asportabili di minore importanza, ma può capitare di imbattersi in resti più cospicui: in questo caso la Soprintendenza fa sospendere i lavori per un tempo più o meno lungo al fine di accertare, mediante una campagna di scavi compiuta da personale qualificato, l’entità e la consistenza dei reperti, e stabilirne la destinazione. Allo scopo di valutare e di mettere in preventivo i costi del rischio archeologico, è sempre opportuno far eseguire nell’area prescelta indagini archeologiche preliminari, condotte sia sulla base della documentazione e delle informazioni disponibili, sia mediante prelievi mirati (tramite carotaggi) di materiali del sottosuolo con esame da parte di laboratori specializzati sulla natura e sull’origine dei frammenti estratti.

Durante i lavori di scavo per la costruzione del parcheggio Riva Reno sono emersi i consistenti resti di una diga medioevale in muratura (risalente, secondo gli esperti, al XIII secolo) che sbarrava un canale parallelo a quello denominato “Cavaticcio”, formando un invaso destinato a riserva per la fornitura di energia idrica alle varie manifatture presenti nella zona.

Ritenuta la scoperta rilevante in relazione agli studi sulla rete dei canali bolognesi nel medioevo – con particolare riferimento al Cavaticcio ed al porto fluviale – la Soprintendenza ha ritenuto di dover procedere ad indagini approfondite, imponendo la sospensione dei lavori di scavo nel maggio 2005. Tale sospensione si è protratta per oltre due anni, durante i quali lo scavo è proseguito sotto la supervisione di personale specializzato. I lavori sono poi ripresi nel luglio 2007 e si sono conclusi all’inizio del 2009.

Le operazioni di scavo archeologico e di studio in sito hanno portato al recupero di gran parte del complesso murario della diga, che è stato ripulito con idonee attrezzature e successivamente sezionato in blocchi trasportabili, adottando tutte le misure cautelari necessarie a garantire l’integrità e la conservazione dei reperti. Infine, una significativa porzione della diga è stata trasferita e ricostruita all’interno del Museo del patrimonio industriale di Bologna, dove ha trovato la sua definitiva collocazione espositiva.

La pavimentazione della piazzetta di superficie ricavata sulla copertura del parcheggio riproduce, mediante l’accostamento di pietre di diverse tonalità e pezzature, la posizione esatta della diga e la sua sagoma in pianta, permettendo ai cittadini di riconoscere la struttura e le dimensioni dell’opera.

Vista dall’alto dell’area di scavo contenente al suo interno i resti della diga medioevale riportata alla luce.

Applicazione degli strati impermeabilizzanti sulla platea di fondo

Due fasi del montaggio dei pilastri prefabbricati.

I livelli del parcheggio prendono corpo.

Montaggio degli elementi strutturali prefabbricati

Una corsia del secondo livello interrato del parcheggio: sono evidenti l’ampiezza degli spazi di manovra, l’assenza di ostacoli, l’ottima visibilità e la buona luminosità, accentuata dai pavimenti in resina.

Operazioni di pulitura e di sezionamento della struttura in laterizio della diga medioevale

L’edificio in superficie contenente il centro gestione e controllo ed i locali ausiliari del parcheggio.

Le doppie piste di ingresso e di uscita veicolare del parcheggio sono posizionate in superficie e dotate di barriere a movimento rapido e dei più avanzati sistemi di controllo.

 Il sistema di numerazione per identificare i posti auto e la demarcazione del percorso pedonale al livello -3.